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lunedì 21 febbraio 2011
"Chiamatemi Elis
perché Regina lo sono già"
Figlia di un brasiliano e di una portoghese, Elis Regina cominciò a cantare a 7 anni, a 9 imparò a suonare il pianoforte (ma non poté comprarne uno per le ristrettezze della sua famiglia) e a 12, talento precoce (o "forza della natura" come la definifivano i suoi sostenitori), partecipò al concorso radiofonico per ragazzi Clube do Guri e lo vinse. A 13 anni firmò un contratto discografico con Radio Gaucha e a 15 pubblicò il primo long playing. Divenne presto una celebrità locale, nella sua città natale, Porto Alegre.
Elis comincia a conoscere il successo intorno al 1964 cantando nei locali del ‘beco das garrafas’.
Beco Das Garrafas è un vicolo cieco della Rua Duvivier situata nella città di Rio De Janeiro, precisamente nel ‘barrio’, nel quartiere, di Copacabana. Questo vicolo, nonostante fosse malfamato, ha, negli anni ‘60- ‘70, in uno spazio ridotto i migliori locali del Brasile in cui si possono ascoltare i migliori artisti verdeoro in circolazione. Elis Regina, accompagnata dallo Zimbo Trio, nel pieno della sua giovinezza (ha vent’anni), comincia ad interpretare in questi locali il meglio del repertorio di compositori come Carlos Lyra, Edu Lobo – suo grande amico – e Tom Jobim. Nel 1965 partecipa al I Festival de Musica Popular Brasileira, copia spudorata del nostro Festival di Sanremo, e vince con “Arrastao” di Edu Lobo, su testo di Vinicius De Moraes, il “Berimbau” (strumento musicale a corda percossa d’origine africana) d’oro. “Arrastao” viene censurata dal regime militare ma questo non lede affatto la notorietà di Elis Regina che, anzi, a distanza di meno di due anni, diviene l’icona incontrastata dello scenario pop nazionale imponendosi per energia e vitalità tanto da essere soprannominata Pimentinha (peperina) oltre che ‘baixinha’ per via del suo metro e cinquanta di altezza.
Lei preferiva farsi chiamare Elis, perché Regina (secondo i suoi innumerevoli fan) lo era di fatto. La gran parte dei suoi dischi incisi dal 1961 al 1980 si intitolano, appunto, semplicemente Elis; quasi come Elis & Tom, l'album capolavoro del 1974 che la vide duettare con Antonio Carlos Jobim, maestro e co-inventore della moderna musica brasiliana.
Come accadde per quasi tutti i musicisti brasiliani della sua epoca, la carriera di Elis dovette sempre fare i conti con la situazione politica interna; ne rimase coinvolta, suo malgrado, in varie occasioni, come nel caso della censura al suo primo grande successo Arrastão. Durante una conferenza stampa per il suo tour in Europa nel 1969, Elis definì il governo brasiliano guidato da "gorilla". Fu un diretto attacco alla giunta militare golpista che aveva preso il potere nel 1964 revocando gran parte dei diritti civili nel 1967. Solo la sua enorme popolarità in patria le evitarono l'arresto o altre noie con i militari. Diversamente da quanto accadde a molti suoi colleghi musicisti (Caetano Veloso e altri) che furono costretti all'esilio.
Le esibizioni dal vivo furono sempre la sua massima espressione, ma anche fonte di perenne preoccupazione. Elis, nonostante il suo vulcanico carattere, in cui rabbia e gioia si alternavano senza soluzione di continuità, rimase afflitta per tutta la sua lunga carriera da uno spasmodico "panico da palcoscenico". Grande fu sempre la sua paura di deludere il pubblico, di non risultare perfetta: per questo, in molti casi, le sue esibizioni soffrivano di un senso di "esagerazione" negli atteggiamenti e nella vocalità. Più misurati, ma sempre effervescenti e intensi, erano i suoi interventi in sala d'incisione; sempre e comunque generosi e accompagnati dalla personalissima naturalezza con cui dominava ogni genere e ogni repertorio.
Il suo ultimo spettacolo, Trem Azul, rimane nella leggenda musicale di Elis per l'intensità della sua voce, ma, riletto a posteriori, dimostra la situazione di grave stress in cui si trovava. Morì tragicamente nel 1982, distrutta da una combinazione letale di Cinzano e di cocaina, all'età di 36 anni.
Elis Regina rimane una delle più grandi cantanti che il Brasile moderno abbia prodotto. Dopo la sua morte, come spesso accade in questi casi e con il tipico coinvolgimento dei brasiliani, Elis diventò una leggenda, un mito, una icona. Le furono dedicati musei, mostre, commemorazioni pubbliche con folle oceaniche. Si susseguirono gli omaggi musicali e la pubblicazione a ritmo frenetico di raccolte e opere postume.
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