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domenica 29 maggio 2011

Brasile, il governo ammette:
"Ci sono ancora 20 mila schiavi"




In Brasile ci sono ancora ventimila lavoratori che vengono trattati quasi come fossero schiavi. Ad affermarlo è il ministero del Lavoro che un paio di giorni fa ha lanciato una campagna per sensibilizzare la società. In Brasile, la schiavitù è stata abolita poco più di cento anni fa. La campagna del governo utilizzerà massicciamente anche le televisioni brasiliane.

Il codice penale brasiliano è stato modificato nel 2003 per poter includere, come reati, le “degradanti condizioni di lavoro” e il “lavoro forzato”: situazioni, queste, che oltre ad una restrizione della libertà personale, hanno anche profonde conseguenze sulla psicologia e il morale di chi ne rimane vittima. “Oggi l’opinione pubblica può incidere molto sul successo di una campagna – dice Octavio Lopez, Procuratore generale del Lavoro – E’ importante che la gente sappia che gli alimenti o i gvestiari che acquista possono essere il prodotto del lavoro di veri e propri schiavi”. In una “lista nera” del ministero del Lavoro, ci sono già 210 datori di lavoro che hanno schiavizzato i loro dipendenti.
Dal 1995, quando il governo federale ha creato i gruppi mobili di vigilanza che controllano, denunciano e liberano i lavoratori, sono state ufficialmente tolte da condizioni di schiavitù 37.205 persone. Se consideriamo i lavoratori agricoli liberati tra il 2003 e il 2009, le principali fonti di schiavi sono gli Stati di Maranhão, Pará, Bahia e Mato Grosso do Sul; la maggior parte sono uomini (95%), il 40% è analfabeta e il 28% non ha completato la quarta elementare; il 63% ha tra i 18 e 34 anni, si trovano quindi all’apice della forza fisica, che è quello di cui hanno bisogno i padroni. La frontiera agricola dell’Amazzonia, primo fra tutti lo Stato del Pará, è storicamente la meta principale di questi lavoratori. São Félix do Xingu, nello Stato del Pará, è il comune nel quale sono stati fatti più controlli contro questo crimine.

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