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lunedì 9 maggio 2011

Shopping negli Usa, vendita agli amici:
è il nuovo business dei brasiliani medi





Molti brasiliani della classe media ormai da più di un anno brindano alla debolezza del dollaro e alla voglia di apparire chic di molti loro “colleghi”. E, si badi bene, è un brindisi ben pagato. Anzi, un vero e proprio affare.
Accade, infatti, che in parecchi vanno a trascorrere qualche giorno negli Stati Uniti “per lavoro”. Vanno a New York, Miami, Boston, Orlando, comprano un po’ di tutto (ma solo roba griffata o con un nome ben conosciuto), tornano a casa e organizzano un’asta alla quale partecipano persone desiderose di acquistare la merce ad un prezzo comunque molto più basso di quello che si trova nei negozi brasiliani.
E nonostante il costo del biglietto aereo, il guadagno il più delle volte supera il 500 per cento: logico, visto che l’”impresa” non ha spese fisse, non ha stipendi da elargire e che non paga né dogana, né imposte. Per pubblicizzare l’asta, i social networks sono i più utilizzati: si va su Facebook, Twitter o Orkut e si manda il messaggio: “Il giorno X all’ora Y imperdibile vendita di profumi, vestiti, macchine fotografiche e accessori per computer”.
In genere queste vendite durano al massimo uno, forse due ore. Dopo questo breve lasso di tempo, infatti, la merce è già esaurita e l’”imprenditore” è pronto per un nuovo viaggio.
Qualche esempio: una crema di Victoria's Secret, comprata per soli 5 $ (pari a 8 reais al cambio attuale), viene venduta per non meno di 45 reais con un lucro, appunto, superiore al 500 per cento. Oppure, c’è chi compra attrezzi per le “palestre fatte in casa” al prezzo di 20 dollari (32 reais) e li rivende a 200 reais. In genere, per aggirare la dogana, l’”imprenditore” parte con uno o due componenti della famiglia, riempono le valigie, pagano il prezzo del sovrappeso e tornano. In ogni caso, sostiene chi fa abitualmente questo genere di affari, per ogni viaggio, tolte le spese, restano sempre due o tremila reais di guadagno. Molto di più di uno stipendio medio.
Questi tipo di affari, ovviamente, è illegale. La “receita federal” (la Guardia di Finanza italiana, per intenderci), è già in allarme. Alcuni agenti da tempo stanno monitorando Facebook, Twitter e Orkut per cercare di individuare le aste “clandestine”. E non solo: controllano anche le banche dati delle compagnie aeree per vedere chi viaggia spesso, dove va e per quanti giorni resta “in vacanza”. Chi incapperà nei controlli della Receita Federal rischia grosso: il sequestro della merce, innanzitutto, e una multa del 200 per cento sul valore “americano” della merce.



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