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lunedì 7 marzo 2011

Popolazione, scolarizzazione, lavoro,
ecco il Brasile in cifre



Secondo l’ultimo censimento, quello del 2010, la popolazione brasiliana è di 190.732.694 persone. In dieci anni, la popolazione è cresciuta complessivamente del 12,3%. L’84% dei brasiliani vive in aree urbane (nel 2000 questa percentuale era dell81%). Il Sud-Est è ancora la regione più popolata (e ricca) del Brasile con 80.353.724 persone. Tra il 2000 e il 2010, il Sud-Est è passato dal 42,8% al 42,1%, il Nord-Est dal 28,2% al 27,8% e il Sud dal 14,8% al 14,4% . Hanno aumentato la popolazione, invece, gli Stati del Nord (dal 7,6% all’8,3%) e del Centro (dal 6,9% al 7,4%).


La mappa della densità della popolazione
Tra gli Stati, San Paolo è in testa con 41.252.160 persone. Il più piccolo, invece, è la Roraima, con 451.227 persone. Per quanto riguarda le città, Brasilia è passata dal sesto al quarto posto, Manaus dal nono al settimo, Belo Horizonte dal quarto al sesto, Curitiba dal settimo all’ottavo, Recife dall’ottavo al nono.
I risultati del censimento rivelano che mostrano che ci sono 95,9 uomini ogni 100 donne, ovvero ci sono oltre 3,9 milioni di donne in più degli uomini. Tra le città con la più alta percentuale di uomini è stata Balbino , quella con più donne, invece, Santos, entrambe nello Stato di San Paolo. I brasiliani ultracentenari sono 23.760. La maggior parte sono in Bahia, seguita da San Paolo e Minas Gerais.
Dopo sette anni di caduta, il tasso di fecondità in Brasile è tornato a salire. È passato da 1,89 figli per donna (2008) ad 1,94 (2009). Il Brasile tende ad un profilo di popolazione marcatamente di anziani. Nel 2009, l’ 11,3% dei brasiliani aveva 60 o più anni di età. Questo significa un aumento del costo della Previdenza Sociale (che è un dei meccanismi di distribuzione dei redditi) e della sanità pubblica.
Nel 2010, solo il 15,65% della popolazione (29.852.986 persone) viveva nelle aree rurali, contro l’84,35% di dieci anni prima.


Analfabetismo.
Secondo i dati IBGE che riguardano l’analfabetismo, il Maranhão ottiene il 4° peggior risultato del Paese, con 19,1% di persone al di sopra dei 15 anni di età che non sanno né leggere né scrivere. Il tasso è sceso di poco in un anno – era del 19,5 % nel 2008. Lo stato di Alagoas è il peggiore anche in questo settore , con 24,6% di analfabeti, seguito dallo stato di Piauí con 23,4% e dallo stato di Paraiba con 21,6%.
Gli stati del nord-est hanno anche gli indici più elevati del Paese a riguardo dell’analfabetismo funzionale (quando una persona pur con capacità di decodificare una frase minima, sentenze, testi brevi e numeri, non sviluppa l’abilità d’interpretazione di testi e di eseguire operazioni matematiche). Lo stato del Maranhão, secondo quanto riferisce IBGE, ha un 31,7% di persone con più di 15 anni di età che sono analfabeti funzionali. Ed è il 4° peggior indice del Paese. I tre stati con più analfabeti funzionali sono: Piauí (37,5%), Alagoas (36,4%) e Paraiba (33,4%). Il Censimento dell’IBGE ha evidenziato che il tasso di analfabetismo in Brasile è scesa da 10% nel 2008 a 9,7% nel 2009 (circa 14,1 milioni di persone). Lo stato con il minor numero di persone che non sanno leggere e scrivere è Amapá (2,8%) seguito dal Distretto federale (3,4%). Nel Paese è diminuito anche il numero di analfabeti funzionali da 21% nel 2008 a 20,3% nel 2009. Il Distretto Federale è l’unità della federazione con meno analfabeti funzionali: 8,9%.
Formalmente il sistema educativo pubblico brasiliano è gratuito e aperto a tutti; di fatto non si dimostra in grado di affrontare i problemi posti dagli scolari difficili. I ragazzi provenienti da situazioni familiari o economiche disastrate sono anche i primi ad essere bocciati, perché mancano di una base che consenta loro di stare al passo con i normali ritmi scolastici (i genitori, quasi sempre analfabeti, non solo non riescono ad aiutarli, ma hanno persino bisogno che i figli lavorino). Alle elementari il 43% degli alunni brasiliani viene bocciato e la frequenza media non supera i quattro anni. Complessivamente il 70% degli studenti è ripetente. Solo 9 giovani su 100 frequentano l'università: il 75% degli atenei sono a pagamento e costano in media 12.000 dollari annui (mentre il salario minimo di una maestra è circa di 1200 dollari annui). Oltre quattro milioni di minori al di sotto dei 14 anni sono costretti a lavorare per molte ore al giorno, per una paga misera (50/60 dollari al mese) e in condizioni pericolose. Sette milioni si stima invece siano i meninos de rua, ovvero bambini semi abbandonati, lasciati alla vita di strada e a ciò che questa comporta: degrado nella migliore delle ipotesi, droga e prostituzione nella maggioranza dei casi.

Mortalità infantile. In Brasile, nel 2009, il tasso di mortalità infantile (numero dei bambini morti entro il primo anno di vita su mille nati vivi) si è attestato al 2,25%. Lo stato brasiliano che ha il minor indice di mortalità infantile è il Rio Grande do Sul: 1,7%. Nello Stato del Maranhao, il tasso della mortalità infantile è stato del 36,5. È il secondo dato più alto del Paese, nonostante abbia avuto un calo in relazione al 2008, quando era del 37,9. Solo nello stato di Alagoas l’indice di mortalità infantile è più alto che nel Maranhão: 46,4 ogni mille bambini nati vivi. Lo stato di Pernambuco, con un tasso del 35,7, occupa il terzo posto tra gli stati brasiliani dove muoiono più bambini. Il Piauí è lo stato del nord-est che presenta il tasso più basso di mortalità infantile – 26,2 - ma anche così, quando comparato a quello delle altre 27 unità della federazione, questo indice è migliore solo a quello dello stato di Acre (il cui dato è 28,9) In Brasile, in confronto al 2008, quando era del 23,6, il tasso di mortalità infantile nel 2009 è calato un po’, attestandosi a 22,5. Lo stato brasiliano che ha il minor indice di mortalità infantile è il Rio Grande do Sul: 12,7.


Occupazione. Nel 2009 lavoravano in Brasile 101,1 milioni di persone. La metà nell’economia informale, senza un lavoro concreto. Comparato con l’anno precedente, c’è stato un aumento del lavoro concreto: dal 58,8% è salito al 59,6%. Nonostante ciò, la disoccupazione è salita di un 18,5%. Nel 2008 l’indicatore fu di 7,1 milioni di disoccupati; nel 2009 di 8,4 milioni, ossia un aumento di 1,3 milioni di persone che sono fuori dal mercato del lavoro. Il numero di bambini nel mercato del lavoro ha riportato la significativa riduzione di un milione. Nel 2009 si trovavano nel mercato del lavoro 4,25 milioni di brasiliani tra i 5 ed i 17 anni. Comparato con il 2008, 202.000 bambini ed adolescenti in meno. Anche se nel nordest c’è stato un leggero aumento tra i giovani dai 14 ai 15 anni.


La povertà. Con il governo di Lula il Brasile è andato avanti nella riduzione della povertà e della disuguaglianza sociale. Circa 20 milioni di persone hanno lasciato l’estrema povertà. Ma negli ultimi anni è caduto il ritmo di aumento delle entrate del 10% dei più poveri. Nel 2009 si trovava in estrema povertà l’ 8,4% dei brasiliani (15,96 milioni di persone), su una popolazione di 190 milioni. L’anno precedente (2008) la povertà estrema scese di uno 0,4%. Dal 2007 al 2008 era scesa dell’ 1,5%, tre volte di più. Pertanto, il ritmo di disimpoverimento dei brasiliani si è ridotto.

Questo articolo è tratto dai dati dell'Istituto brasiliano di statistica Ibge.


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