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martedì 25 gennaio 2011

Il Brasile si appella all'Europa
"Vogliamo mano d'opera qualificata"






Lavoratori qualificati italiani potranno rivolgersi al ministero dello Sviluppo e dell'Industria brasiliano per ricevere offerte di lavoro in vari settori dell'industria. L'annuncio ufficiale sarà fatto dal governo nei prossimi giorni.
L'offerta d'impiego riguarderà giovani europei di Italia, Spagna, Portogallo e Inghilterra nei settori di ingegneria, architettura, agronomia, energia e trasporti. Un'offerta analoga è già stata inoltrata nei giorni scorsi a rappresentanti degli Stati Uniti a Brasilia. Il ministero dello Sviluppo di Brasilia si incaricherà di fare da intermediario tra le entità o le associazioni di categoria dei vari Paesi in rappresentanza dei giovani disoccupati e gli imprenditori o leaziende brasiliane interessate ad accogliere la manodopera qualificata italiana e europea.
Il ministero brasiliano ha annunciato anche che intende snellire le pratiche per la convalida in Brasile dei diplomi stranieri, che attualmente poteva durare fino a otto mesi, erendere meno esose le pratiche necessarie.
Con il boom economico che il Brasile vive negli ultimi tre anni e la crescita esponenziale delle esportazioni, è sempre più drammatica l'incapacità delle università locali di formare manodopera e dirigenti sufficientemente qualificati per far fronte alla concorrenza internazionale in molti settori.
Il Brasile è passato in pochi anni da grande esportatore di commodities a esportatore di prodotti sofisticati e tecnologicamente avanzati, ma l'insegnamento, dalle elementari alle università, non sembra essere in grado di fornire manodopera adeguata in quantità sufficiente. Per questo il Brasile ha deciso di fare appello ai Paesi, come l'Italia, con i quali ha il maggior interscambio commerciale - e i maggiori livelli di manodopera qualificata disoccupata.
Tutto questo mentre nei paesi più industrializzati aumenta il dramma dell'occupazione. Si calcola che nel 2001, in tutto il mondo i senza lavoro saranno oltre 200 milioni.Nonostante numerosi Paesi abbiano registrato un forte recupero della crescita economica, il numero di disoccupati nel mondo si è attestato nel 2010 a 205 milioni, pari a un tasso di disoccupazione del 6,2%. La speranza di vedere il tasso dei senza-lavoro tornare presto ai livelli ante-crisi è «debole» e la ripresa dell'occupazione rimarrà debole nel 2011, soprattutto nelle economie avanzate.
Il dato di 205 milioni di disoccupati del 2010 risulta sostanzialmente invariato rispetto al 2009 ma è superiore di 27,6 milioni rispetto al 2007, prima della crisi. E le tendenze evidenziate dal rapporto - sottolinea l'Ilo - sono in forte contrasto con numerosi indicatori macroeconomici chiave, che hanno mostrato segnali di ripresa nel 2010.
Nei Paesi ricchi e sviluppati si assiste al perdurare di elevati livelli di disoccupazione e a un crescente scoraggiamento. Il 55% dell'aumento della disoccupazione mondiale tra il 2007 e il 2010 è dovuto alle economie sviluppate e all'Unione Europea, sebbene questa regione rappresenti soltanto il 15% della forza lavoro mondiale. Nelle economie sviluppate e nell'Ue l'occupazione industriale è
addirittura calata di 9,5 milioni fra il 2007 e il 2009. I Paesi in via di sviluppo sono invece caratterizzati da un aumento dell'occupazione e da un alto numero di lavoratori poveri e di occupazioni vulnerabili. In Paesi come Brasile, Sri Lanka o Uruguay la disoccupazione è scesa sotto i livelli registrati prima della crisi.
   Il rapporto spiega che nel 2009 circa 1,53 miliardi di lavoratori nel mondo erano impiegati in occupazioni vulnerabili e circa 630 milioni di lavoratori (il 20,7% della manodopera mondiale) vivevano insieme alle loro famiglie al di sotto della soglia di povertà estrema di 1,25 dollari al giorno. A questi ed altri dati bisogna sommare i cosiddetti «lavoratori scoraggiati», ovvero le persone che non figurano più nelle statistiche poichè hanno smesso di cercare un impiego e le persone che hanno un lavoro a tempo parziale, ma non per scelta.
   Il rapporto pone l'accento sui giovani ed esorta i governi ad agire per favorire l'occupazione giovanile: nel 2010 78 milioni di giovani erano disoccupati, con un tasso di disoccupazione giovanile del 12,6%.

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