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sabato 29 gennaio 2011

Olinda, la città dove il tempo
sembra essersi fermato




Situata sul litorale del nordest brasiliano, nello Stato di Pernambuco, Olinda è costruita su 7 colli come Roma e abitato da artisti. Oggi, ferma nel tempo, la città ispira e accoglie molti artisti che non si stancano di illustrare tutto ciò che vedono intorno. La Rua do Amaro è la strada dove abita la maggior parte di questi artisti ed è anche il più bel complesso architettonico del periodo coloniale, attualmente in un processo di rivitalizzazione. Si stanno realizzando opere di restauro dei caseggiati, che diventeranno bar, ristoranti, pousadas e spazi culturali. Sarà una nuova attrazione, ma continuerà ad essere sempre la stessa e bella Olinda.

Nel 1982 è stata inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, per le sue numerose chiese barocche e per il suo centro storico.
La storia. Si sostiene che Olinda ha adottato questo nome quando, nel 1535, il nobile portoghese Duarte Coelho, rappresentante della Capitania di Pernambuco, cercava un posto per fondarvi un villaggio. Quando ha incontrato questa collina che godeva di una stupenda vista sul mare e un porto naturale protetto dagli scogli, lui ne avrebbe detto: “Oh che bellissima situazione per costruire un villaggio”. Verità o leggenda che sia, ciò che importa è che la città è veramente molto bella. A partire dalla sua fondazione, il villaggio è prosperato commercialmente e si è arricchito. Comunque, nel 1630, è stata invasa dagli olandesi. Dopo averla data al fuoco, l’hanno abbandonata e si sono trasferiti a Recife, che ai tempi era soltanto un ormeggio. Solamente dopo l’espulsione degli invasori, nel 1654, il villaggio è stato ricostruito.
Olinda conobbe subito un importante sviluppo svolgendo un ruolo strategico ed economico di primaria importanza per il Pernambuco. Sul potere economico si innestò il potere religioso e la cittadina si riempì di conventi e chiese erette dai diversi ordini alla fine del XVI secolo. Ma quando in città giunsero i signori dello zucchero si insediarono sulle dolci colline che dominano il mare e cominciarono a sviluppare il porto di Recife. Fu così che nel 1825 Olinda dovette abdicare, perdendo il titolo di capitale dello Stato, a tutto vantaggio dell’emergente rivale. Seguì un lungo periodo di declino, torpore e sonnolenza, da cui solo negli ultimi anni la città delle sette colline è sembrato risvegliarsi.


Il Carnevale. Il carnevale di Olinda è certamente il più famoso e popolare di tutto il Brasile. I veri protagonisti dei festeggiamenti sono le persone comuni. A Olinda non esiste il Sambodromo, come a Rio e a San Paolo, quindi il carnevale si sviluppa ovunque, per le strade di tutta la città. I carri pieni di gente che canta, suona e balla, sbucano a ogni momento da tutti i lati delle strade. Dal 1977 questo carnevale ha assunto una connotazione volutamente popolare che ancora oggi lo caratterizza. E’ aperto a tutti e non esiste un ingresso a pagamento, così la gente si sbizzarrisce nelle danze più sfrenate. Le musiche sono un incessante insieme di ritmi locali che fondono la Samba alle danze tribali e religiose come “l’Afoxés” e il “Maracatus”.
A Olinda il carnevale comincia una settimana prima della data ufficiale. La città ferve e nelle strade spuntano centinaia di raggruppamenti che sfilano al suono frenetico del frevo. La gente scende e sale le stradine con un entusiasmo contagiante, seguendo i tradizionali pupazzi giganti. C’è proprio di tutto da vedere, sentire, partecipare. L’irriverenza, la creatività e l’allegria hanno reso il carnevale di Olinda uno dei più famosi del mondo. Il corteo del blocco carnevalesco As Virgens do Bairro Novo (Le Vergini del Quartiere Nuovo), una settimana prima della data ufficiale, segna l’apertura del Carnevale di Olinda. Il maggior simbolo della grande festa che invade le strade strette del Centro Storico sono i pupazzi giganti - come l’Homem da Meia-Noite (Uomo di Mezzanotte), del 1932, che sfila il sabato di Carnevale. Le “Troças” (cortei goliardici al mattino con pupazzi, costumi e maschere di cartapesta), maracatu (cortei tradizionali delle antiche nazioni africane) e orchestre di frevo attirano, secondo la Segreteria di Cultura, 200.000 sfrenati festanti (foliões) al giorno che danzano e saltano senza fermarsi.

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