Il Brasile, terra dell’amore, non conosce San Valentino. La festa degli innamorati, “o dias do namorados”, lì è il 12 giugno. Perché? Perché il giorno seguente, il 13 giugno, si festeggia Sant’Antonio, il santo “casamenteiro”, ovvero propiziatori di matrimoni. Non per nulla giugno è il mese preferito per sposarsi.
Nel nordest brasiliano resiste ancora una vecchia tradizione: le ragazze prendono una statuetta di Sant’Antonio (se viene “rubata” è meglio) e la nascondono nell’armadio appesa a testa in giù dopo averla “minacciata” con questa frase: “Ti raddrizzo solo dopo che mi avrai trovato un fidanzato”. E, a missione compiuta, la statuetta verrà restituita al legittimo proprietario.
Un’altra usanza è quella che vede una ragazza single scrivere i nomi di tre potenziali fidanzati in altrettanti pezzettini di carta che ripone sotto il cuscino nella notte tra il 12 e il 13 giugno. Il primo che tirerà fuori al mattino conterrà il nome del suo “lui”.
Se il sant’Antonio brasiliano (che poi era un frate portoghese) mori nel tredicesimo secolo, la tradizione del 12 giugno nacque in effetti solo nel 1949. Ad “inventarla” fu Giovanni Doria, titolare della Standard Agenzia di pubblicità. D’accordo con la Camera di commercio di san Paolo, che voleva incrementare le vendite nel mese di giugno, Doria inventò lo slogan: “Non è solo con i baci che si dimostra di amare”. La Standard quell’anno vinse il premio per la migliore agenzia pubblicitaria dell’anno e da allora, per la gioia dei commercianti, il 12 giugno diventò la Festa degli Innamorati. Un giorno in cui scambiarsi non solo baci e bigliettini d’amore, ma anche regali, per poi passare la serata in un ristorante e successivamente (quasi sempre) in un motel.
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