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giovedì 10 febbraio 2011

Cartola, il sambista povero
di Rio de Janeiro


Impossibile parlare di Rio, di samba e non parlare di Cartola. Il suo vero nome, in realtà, era Agenor de Oliveira, ma fu sempre chiamato Cartola per quel cappellino di carta, tipico dei muratori, che teneva sempre sulla testa.
Considerato da molti musicisti e critici come il miglior sambista della storia della musica brasiliana, Cartola nacque nel poverissimo quartiere Catete, ma trascorse l'infanzia nel quartiere Laranjeiras. Ancora bambino si appassionò alla musica e al samba e imparò, grazie a suo padre, a suonare la chitarra e il cavaquinho. Si trasferì successivamente sulla collina di Mangueira dove stava nascendo una favela. A 15 anni, dopo la morte di sua madre, abbandonò gli studi e trovò lavoro come manovale in alcuni cantieri, iniziando ad indossare quel famoso cappellino per proteggersi dai calcinacci, guadagnandosi dai suoi colleghi il soprannome di Cartola. Assieme ad un gruppo di amici sambisti, Cartola creò il "Bloco dos Arengueiros", il cui nucleo fondò la "Estação Primeira de Mangueira". Compose anche il primo samba per la scuola di samba, "Chega de Demanda". Dopo qualche anno Cartola scomparve e furono in molti a darlo per morto. Di quel periodo, Cartola non volle mai dir nulla. L’unica cosa certa è che perse la sua donna, Deolinda. Nel 1956 fu visto da un giornalista mentre lavorava in un autolavaggio ad Ipanema. La notizia uscì su tutti i giornali e Cartola tornò sulle scene. E in questa sua seconda “vita”, fu riscoperto da una nuova generazione di cantanti ed interpreti. Cartola, poi si risposò e con la sua nuova sposa, Dona Zica, aprirono un ristorante il Zicartola, in via da Carioca, punto di incontro della gioventù della zona sud di Rio e dei sambisti della collina. Il ristorante chiuse poco dopo e il compositore continuò a camporre i suoi samba. Nel 1974, a 66 anni, Cartola registrò il primo dei suoi quattro dischi solista e la sua carriera rinacque. Alla fine degli anni 70, si trasferì da Mangueira in una casa a Jacarepaguá, dove abitò fino alla morte, avvenuta per un cancro, nel 1980.
Cartola fu un compositore e paroliere di straordinaria raffinatezza: le sue canzoni presentano soluzioni armoniche e melodiche di grande modernità, e la delicata poesia profusa nei suoi testi lo ha fatto spesso definire un “impressionista”. Era capace di accostare immagini di forte suggestione, che con pochi tocchi descrivevano una sensazione o una situazione vissuta: la delusione dell’innamorato tradito (“Torno al giardino, con la certezza di dover piangere / perché so bene che non tornerai da me. / Mi lamento con le rose, ma che sciocchezza: / le rose non parlano, / le rose semplicemente esalano / il profumo che rubano a te”, As rosas não falam), l’amarezza dell’esperienza (“Ascoltami bene amore, / presta attenzione, il mondo è un mulino, / macinerà meschinamente i sogni / ridurrà le illusioni in polvere. / Presta attenzione cara, / di ogni amore erediterai solo il cinismo / e quando te ne accorgerai, sarai sull’orlo dell’abisso / che avrai scavato con i tuoi stessi piedi”, O mundo é un moinho) o l’amore per il suo quartiere natìo (“A Mangueira, quando muore un poeta tutti piangono. / Vivo tranquillo a Mangueira perché / so che qualcuno piangerà quando morirò, / ma il pianto a Mangueira è molto diverso, / è un pianto senza fazzoletto, / che rallegra la gente”, Pranto de poeta).
Nel 1928 fu tra i fondatori della scuola di samba di Mangueira, e negli anni Trenta e Quaranta le sue canzoni vennero incise dai più grandi cantanti dell’epoca. Cartola fu ammirato addirittura da Heitor Villa-Lobos, poi la sua popolarità andò diminuendo, ebbe vari problemi personali, cominciò a bere e a un certo punto sembrò svanire nel nulla. E morì, povero come era nato.

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