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venerdì 11 marzo 2011

Inutile la battaglia degli indios,
la mega diga sarà realizzata


E’ durata solo qualche settimana la vittoria degli indios dell’Amazzonia. Forti di una setenza di un tribunale, erano ormai certi che la magadiga Belo Monte non sarebbe stata realizzata. Ma ieri una corte d’appello ha ribaltato il giudizio e dato ragione al governo di Brasilia. E così hanno preso il via i lavori per la costruzione della gigantesca diga, che sarà la terza nel mondo dopo quella delle Tre Gole in Cina e quella di Itaipù, al confine tra Brasile e Paraguay.
Il via al mega-progetto, che dovrebbe concludersi nel 2014 e richiederà investimenti per l'equivalente di quasi 7 miliardi di euro, è stato dato nonostante le proteste degli indios e di organizzazioni ambientali, che hanno anche provocato conflitti giudiziari. L'ultimo di essi, che impediva l'inizio dei lavori, è stato rigettato nei giorni scorsi da una Corte d'appello. A fine febbraio, un tribunale dello Stato del Parà aveva bloccato il progetto per la costruzione della mega-diga di Belo Monte “per motivi si salvaguardia ambientale”.

Raoni, il cacicco degli indios dell'Amazzonia
Nei mesi scorsi gli indios dell’Amazzonia si mobilitarono per nonfar costruire la diga. Il grande capo degli indios brasiliani, il cacicco Raoni, assieme ad un centinaio di guerrieri della tribù Kayapò, andò a Brasilia e consegnò alla presidente Dilma Rousseff una lettera con oltre mezzo milione di firme di indigeni brasiliani. «Sono venuto a dire al governo che noi popoli indigeni del Brasile non vogliamo che sia eretta l'idroelettrica di Belo Monte, che distruggerà la foresta della regione del Rio Xingù e inonderà terre che erano state attribuite agli indios», disse Raoni, noto per il suo disco labiale di oltre venti centimetri e per le sue battaglie in difesa dei diritti dei popoli indigeni. «Voi bianchi ci avete già preso tutte le terre, adesso lasciateci almeno quelle che ci avete concesso», aggiunse. «Quelle terre sono sacre per i nostri popoli, l'uomo bianco deve smetterla di aggredirci nel pensiero e nello spirito, adesso che non può più aggredirci fisicamente».
La costruzione della diga denominata Belo Monte, considerata fondamentale dal governo per garantire le forniture di energia elettrica, richiederà l'inondazione di un'area di 440 chilometri quadrati e avrà una capacità di 11.233 mega-watt. Per autorizzarne la realizzazione, le autorità brasiliane hanno imposto al consorzio che si incaricherà dell'opera una serie di interventi per ridurre l'impatto ambientale che richiederanno un costo addizionale di 650 milioni di euro. Nella zona inondata vi sono 66 municipi e 11 riserve indigene, in cui vivono complessivamente 40.000 persone.
Il fiume Xingù

La diga di Belo Monte sarebbe la terza per capacità di produzione elettrica al mondo, dopo quella delle Tre Gole, in Cina, e quella di Itaipu, in Brasile. Il bacino formato dalla diga allagherà parte del corso del Rio Xingù, uno dei più incontaminati del Brasile, e parte della riserva dello Xingù, dove vivono numerosi popoli indigeni. Il Rio Xingù nasce nello stato del Mato Grosso e attraversa lo stato del Pará, sboccando vicino alla foce del fiume Rio delle Amazzoni. Nella regione della sua sorgente attraversa il Parco Indigeno dello Xingu, il primo parco indigeno del Brasile. Il fiume è la principale fonte di acqua e alimentazione per la popolazione che vivono nel parco.









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