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sabato 16 aprile 2011

Una telenovela sulla dittatura,
insorgono i militari del Brasile


Amor e revoluçao



Centinaia di militari brasiliani hanno firmato un documento col quale si chiede che non si trasmetta più la telenovela «Amore e rivoluzione», la prima soap del Brasile che affronta l'epoca della dittatura militare (1964-85), e hanno accusato la presidente Dilma Rousseff di dare il suo appoggio a questa produzione.
  Il documento è stato firmato da 537 militari che fanno capo alla “Abimgaeri”, entità che raggruppa ufficiali in ritiro dell'aeronautica brasiliana, pochi giorni dopo la prima andata in onda della polemica telenovela. “Questa telenovela alimenta un'immagine pregiudizievole per le forze armate - si legge nel documento - Qual'è la finalità del serial? Per caso vuole rivivere il tema del regime militare? È ovvio che il governo federale, attraverso la Commissione della Verità creata di recente, sta partecipando e dà appoggio all'esibizione di questa telenovela”. In realtà la Commissione della Verità, per investigare violazioni dei diritti umani, non è stata già varata ma è allo studio del Congresso di Brasilia. “Sarebbe comico se non fosse tragico - ha dichiarato Cecilia Coimbra, del movimento “Tortura nunca mais” - Questa gente si è dimenticata che siamo nel 2011, che la censura è rimasta anni indietro”.

Licurgo Spinola
L'attore Licurgo Spinola, che nella telenovela di Tiago Santiago interpreta un guerrigliero che lotta contro i generali, ha rincarato la dose: “Quello che mi preoccupa non è il tentativo di interrompere la trasmissione, perchè so che non succederà, ma il fatto che ci siano ancora persone reazionarie e castranti. L'epoca della caccia alle streghe è finita. Tutto questo è assurdo: la dittatura fa parte della storia del Brasile, ma qualcuno vuole che si lasci fuori e non se ne parli”.
Il governo di Dilma Rousseff, dal canto suo, ha organizzato a Rio de Janeiro la mostra “Registros de una Guerra Sorda” (“Registri di una guerra silenziosa”) che già da una decina di giorni espone al pubblico gli archivi del regime dittatoriale al potere tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Nella mostra è possibile vedere l’originale dell’”Atto Istituzionale n. 5” attraverso il quale i militari rovesciarono il Presidente Joao Goulart e formalizzarono la chiusura del Congresso e la censura sulla stampa. L’iniziativa ha trovato il consenso del direttore dell’ Archivio Nazionale, Jaime Antunes, il quale ha ricordato che il Senato sta per concludere l’esame della nuova legge di accesso all’Informazione con la quale si stabilisce per quanto tempo i documenti segreti devono rimanere inaccessibili.

Sebastiao Curiò
Nel frattempo continua la ricerca di prove riguardanti la repressione degli oppositori politici: materiale che testimonierebbe gli ordini emanati dal comando militare tra cui quello di uccidere e fare sparire circa 400 persone e quello di detenere illegalmente decine di migliaia di persone. Il mese scorso, per esempio, in casa di un ex torturatore, il colonnello della riserva dell’esercito Sebastiao Curió (che recentemente è stato deputato federale e sindaco di una piccola città), sono stati trovati documenti classificati come “segreti” ed un diario contenente atti della Marina con le istruzioni per “eliminare” gli avversari politici. Fino ad oggi le alte gerarchie militari avevano sempre negato di avere sviluppato un piano istituzionale per l’esecuzione e la tortura degli oppositori, come pure l’esistenza di archivi con ordini del genere.




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