Amor e revoluçao |
Centinaia di militari brasiliani hanno firmato un documento col quale si chiede che non si trasmetta più la telenovela «Amore e rivoluzione», la prima soap del Brasile che affronta l'epoca della dittatura militare (1964-85), e hanno accusato la presidente Dilma Rousseff di dare il suo appoggio a questa produzione.
Il documento è stato firmato da 537 militari che fanno capo alla “Abimgaeri”, entità che raggruppa ufficiali in ritiro dell'aeronautica brasiliana, pochi giorni dopo la prima andata in onda della polemica telenovela. “Questa telenovela alimenta un'immagine pregiudizievole per le forze armate - si legge nel documento - Qual'è la finalità del serial? Per caso vuole rivivere il tema del regime militare? È ovvio che il governo federale, attraverso la Commissione della Verità creata di recente, sta partecipando e dà appoggio all'esibizione di questa telenovela”. In realtà la Commissione della Verità, per investigare violazioni dei diritti umani, non è stata già varata ma è allo studio del Congresso di Brasilia. “Sarebbe comico se non fosse tragico - ha dichiarato Cecilia Coimbra, del movimento “Tortura nunca mais” - Questa gente si è dimenticata che siamo nel 2011, che la censura è rimasta anni indietro”.
Licurgo Spinola |
Il governo di Dilma Rousseff, dal canto suo, ha organizzato a Rio de Janeiro la mostra “Registros de una Guerra Sorda” (“Registri di una guerra silenziosa”) che già da una decina di giorni espone al pubblico gli archivi del regime dittatoriale al potere tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Nella mostra è possibile vedere l’originale dell’”Atto Istituzionale n. 5” attraverso il quale i militari rovesciarono il Presidente Joao Goulart e formalizzarono la chiusura del Congresso e la censura sulla stampa. L’iniziativa ha trovato il consenso del direttore dell’ Archivio Nazionale, Jaime Antunes, il quale ha ricordato che il Senato sta per concludere l’esame della nuova legge di accesso all’Informazione con la quale si stabilisce per quanto tempo i documenti segreti devono rimanere inaccessibili.
Sebastiao Curiò |
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