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venerdì 6 maggio 2011

La Corte Costituzionale del Brasile
riconosce le unioni omosessuali




Il Brasile riconosce legalmente le coppie omosessuali. C’è voluta una sentenza della Corte Suprema, presa ieri notte e all’unanimità, per arrivare a questa svolta. Da domani, venerdì, la sentenza dovrebbe essere recepita dal codice civile e quindi applicata. In pratica, tutte le regole che vengono applicate nel caso delle coppie (etero) di fatto, varranno anche per le coppie dello stesso sesso: dalla reversibilità delle pensioni alla dichiarazione congiunta dei redditi alla stessa divisione dei beni in caso di separazione. Per far valere la legge – dice la sentenza della Corte – basta semplicemente dimostrare che la coppia convive da molto tempo e che sia “pubblica”, nel senso che la convivenza sia nota nella società.

La sentenza dovrà essere applicata dai cosiddetti “organi competenti”, quali la sicurezza sociale, gli operatori dei piani sanitari privati, aziende e governi. Il cittadino che si sente discriminato può presentare un ricorso in tribunale. Dato il precedente della Corte Suprema, la probabilità di vittoria è alta. In caso di separazione, se non c’è accordo tra le parti, si potrà ricorrere al giudice in una vera e propria causa matrimoniale. La Corte Suprema, infine, ha stabilito che il Parlamento dovrà approvare una legge ad hoc per regolare gli effetti di questa sentenza.
I contrari al riconoscimento delle unioni gay hanno sempre sostenuto che, quando parla della famiglia, la Costituzione menziona solo il rapporto tra uomo e donna. Per i giudici della Corte, però, la mancanza di menzione degli omosessuali non può essere interpretato nel senso che vieta il matrimonio gay. Essi hanno ricordato i principi costituzionali, quali la dignità, l'uguaglianza, il divieto di discriminazione basata su un orientamento sessuale, la libertà e la tutela della certezza del diritto. Il relatore della sentenza, Carlos Ayres Britto, ha difeso l'estensione di tutti i diritti delle coppie homoafetivas a quelle delle unioni tradizionali. “Lo Stato non può adottare provvedimenti o interpretazioni che provocano esclusione del diritto dei gruppi di minoranza – ha detto uno dei giudici, Celso de Mello. - Con questa prova, il Brasile dà significativo passo avanti contro la discriminazione”.
Il ministro per i Rapporti Umani, Maria do Rosario, ha accolto con favore il risultato: “Hanno vinto i diritti umani, l'uguaglianza, il principio costituzionale di un Paese che rifiuta la discriminazione. Questo è un grande passo, perché tutti i cittadini brasiliani, uomini e donne, sia gay o eterosessuali, hanno lo stesso valore”.


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